ASD

Cosa sono i disturbi dello spettro autistico (ASD) ?

NEURODIVERGENZA E NEUROATIPICITÀ

I Disturbi dello spettro autistico (Autism Spectrum Disorder, ASD) sono definiti come un insieme di disturbi neuroevolutivi su base genetica.
Mentre tali caratteristiche sono note nei bambini, la conoscenza nelle adolescenti e giovani donne, in particolare del loro profilo cognitivo, sociale e comportamentale, è ancora poco noto e indagato relativamente di recente, come si può vedere negli studi di prevalenze di genere, in cui i valori si modificano in senso longitudinale:

PREVALENZE DI GENERE (Rutherford et al, 2016 – modificato V. Pasin)

  • bambini piccoli 5.5:1
  • bambini e pre-adolescenti 3.5:1
  • adolescenti 2.3:1
  • adulti 1.8:1

proprio perché le donne vengono diagnosticate molto più tardi e spesso passano la loro intera vita al di sotto del radar diagnostico per via delle capacità di adattamento e camuffamento socio-comunicativo, ma anche perché i test di valutazione utilizzati sono validati su popolazioni prevalentemente maschili (disparità di genere) e questo genera una percentuale altissima di misdiagnosi.

Gli ASD sono noti per esistere in comorbidità con altri disturbi del neurosviluppo come iperattività/ attenzione (ADHD), del linguaggio, della coordinazione (disprassia) ma anche difficoltà specifiche dell’apprendimento (DSA) e plus dotazione intellettiva(APC).

L’esperienza sui disturbi dell’apprendimento mi ha permesso di individuare nelle adolescenti e nelle giovani donne un profilo di difficoltà dell’apprendimento di grado lieve, in sovrapposizione con disturbi dello spettro autistico (sindrome di Asperger) mai indagati precedentemente.
La raccolta anamnestica ha permesso di ricostruire un funzionamento sociale atipico che le aveva fatte sentire sempre inadeguate sia in famiglia che socialmente e che aveva generato negli anni una profonda insicurezza, disturbi d’ansia, crisi di panico, depressione.

Dalla valutazione neuropsicologica sono emersi, in tali donne, alcuni elementi comuni: avevano adottato negli anni delle strategie compensatorie per i disturbi dell’apprendimento, avevano spesso un alto potenziale cognitivo, presentavano delle difficoltà relazionali con una discrepanza notevole con le abilità cognitive valutate, erano state oggetto di bullismo o abuso, spesso era presente una disforia di genere, un’asessualità o un non binarismo. Tutte non avevano mai avuto accesso ad un consulto psicologico e, in alcuni casi avevano diagnosi psichiatriche come “disturbo borderline di personalità”.

Difficoltà specifiche dell’apprendimento tendono a presentarsi assieme alla sindrome di Asperger. In una prospettiva di neurodiversità si parla di condizioni sovrapposte (overlapping conditions) o, secondo il modello medico, di comorbilità tra dislessia, disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività, disprassia, discalculia e sindrome di Asperger.

Il termine di Neurodiversità coniato da Judy Singer e da Harvey Blume nel 1998, porta avanti il concetto di presentazioni neurologiche meno comuni che rientrano nella variabilità umana, allontanandosi dal focalizzare l’attenzione sulle disfunzioni e sui deficit, ma al contrario sulle differenze e sulle abilità atipiche. È oggi comune parlare di Neuroatipicità e Neurodivergenza come caratteristiche comportamentali, cognitive, emotive e percettive peculiari e specifiche di una minoranza umana, ma sommando tali caratteristiche possiamo vedere che è una minoranza relativa :

Fondamentale è l’individuazione precoce delle caratteristiche della neuroatipicità al fine del raggiungimento del benessere e della qualità di vita delle donne. Il profilo di sviluppo delle bambine non è sovrapponibile a quello maschile e a quello conosciuto dunque dalla maggior parte degli operatori scolastici e sanitari; spesso, infatti, non è la difficoltà sociale la caratteristica più evidente nelle bambine, che con l’osservazione e l’imitazione possono mascherare notevolmente la loro atipicità, accettate dalla nostra società se timide o silenziose, anche se alcune possono essere molto socievoli o moltoforti. La sensazione di essere diverse dalle altre, di non integrarsi mai a sufficienza, di non essere capite dai familiari, e le reazioni che ne derivano di ansia, rabbia,
frustrazione, perfezionismo portano ad un alto grado di sofferenza.

Un supporto psicologico adeguato è spesso d’aiuto per aiutare a ricostruire la propria vita utilizzando la nuova lente della neuroatipicità/neurodivergenza, permettendo così alle giovani donne di riappacificarsi con sé stesse e appropriarsi delle proprie
specificità.
Il traguardo da raggiungere è il riconoscimento delle neuroatipicità con screening che permettano l’acquisizione di una precoce consapevolezza, in modo da potenziare i punti di forza e lavorare sulle difficoltà relazionali, affinché le richieste della società neurotipica non trasformino le difficoltà in disabilità.

Attualmente necessita un filtro sensibile nell’individuazione dei disturbi dello spettro autistico nel genere femminile dovuto ad una scarsa conoscenza da parte dei sanitari e educatori, che fa sì che l’intercettazione dei casi sia spesso ancora “fortuita” e tardiva.

La sensibilizzazione capillare e costante delle figure che per prime interagiscono con le famiglie, quali i pediatri e medici di base, deve continuare ad essere un obiettivo costante e a questi sarà necessario fornire strumenti sempre più accurati e specifici.